Oil&Gas: gli investimenti trascinano le quotazioni
Data pubblicazione: 27 settembre 2024
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- Il settore dell’energia ha accelerato la propria crescita negli ultimi anni
- Non solo il mercato delle rinnovabili, ma anche uno più maturo come quello del gas ha saputo innovare e cambiare per crescere
- Le azioni delle medie e grandi imprese del settore energetico sono cresciute (come minimo) del 16,4% l’anno
Energia: investimenti a pioggia, ecco dove vanno
Non aumentano solo nelle rinnovabili, ma anche nel gas
È boom per il GNL, soprattutto in Europa
Fonte: Iea
Davanti alle sfide poste dalla guerra in Ucraina e dalle impennate delle tariffe a livello internazionale l’industria dell’energia ha dimostrato di essere reattiva e dinamica quanto e perfino di più di un ecosistema di startup. Le prove? Eccole.
Partiamo dai dati sugli investimenti globali in energia, che è un buon indicatore della salute di un qualsiasi settore industriale. Ebbene, secondo la Iea (International Energy Agency), e come si vede nella nostra infografica, sono passati dai 2.371 miliardi di dollari del 2019 ai 3.119 stimati per il 2024. Si tratta di un aumento del 31,5% incomparabilmente superiore alla crescita di gran parte delle altre industry. Ad essere decollati sono stati gli investimenti nella cosiddetta energia pulita, che comprende le fonti rinnovabili, per la quale quest’anno dovrebbero essere spesi 771 miliardi, contro i 424 di cinque anni fa. Ma per far funzionare l’energia pulita occorrono reti, siti di stoccaggio e efficientamento energetico, tutte attività per le quali i miliardi investiti sono passati dai 771 del 2019 ai 1.121 nel 2024. E le fonti fossili? In teoria sono destinate ad essere abbandonate, ma nel 2024 dovrebbero assorbire quasi gli stessi investimenti diretti del 2019, 1.116 miliardi contro 1.127.
La domanda di gas crescerà più di quanto previsto dai modelli
Tra le fonti fossili c’è il gas, considerata la meno inquinante tra le inquinanti, e per questo, in attesa di quelle che inquinanti non lo sono per niente (o pochissimo) è ricercatissimo. La domanda di gas nel mondo è salita dell’1,5% nel 2023 e ci si attende che salga di un altro 2,1% nel 2024 (dati di Snam e Rystad Energy). Gran parte di questo incremento, peraltro, è responsabilità dell’Asia, dove il fabbisogno cresce quest’anno del 4,3%, mentre in Medio Oriente del 4,7%, in Nord America dello 0,7% e in Europa dello 0,8%.
Per questo motivo la produzione di gas continua a salire: + 2,4% nel 2024 che diventa un +3,7% nel Medio Oriente, dove è spinta anche dalla scoperta da parte di Eni di un nuovo pozzo al largo della costa egiziana. Persino in Europa dopo molti cali e nonostante la prevista riduzione dei consumi sembra esserci quest’anno un piccolo aumento produttivo dello 0,9%. Tra 2023 e 2024 gli investimenti nell’Oil&Gas upstream, ovvero nella produzione di gas e petrolio, sono saliti del 7% globalmente.
Il boom del GNL, che ci riguarda molto da vicino
La riduzione delle emissioni è in parte alla base anche della crescita del mercato del gas naturale liquido (GNL) che, se usato come carburante, inquina meno del gasolio. Il GNL è pure la dimostrazione di quanto sia flessibile l’industria dell’energia in generale e quello del gas in particolare: l’esigenza di sostituire il gas russo con delle alternative ha fatto aumentare le importazioni di gas liquido che nel 2023 nella Ue hanno costituito il 41% dei flussi dall’esterno, contro il 20% del 2021, mentre la quota russa crollava dal 41% al 10%.
Europa maggior importatore mondiale
Tra il 2022 e il 2024 la capacità di rigassificazione dei Paesi importatori di GNL è salita mediamente del 7,4% annuo, ma in Europa questo tasso di crescita è stato quasi doppio, del 14,4%, con, in testa, Germania, Paesi Bassi, Spagna e Italia. Secondo Acer (Agenzia per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell'energia) l’Unione Europea, da sola, ha determinato tutto l’aumento della domanda di GNL che si è verificato tra 2021 e 2023, con 57 miliardi di metri cubi in più, mentre nel resto del mondo scendeva di 18 miliardi ed è passata dal terzo posto, dietro a Cina e India, al primo, come migliore importatore. Ci è riuscita spegnendo velocemente l’incendio dei prezzi, che dopo la prima fase di impennata, causata dell’interruzione dell’afflusso di gas russo, oggi sono scesi di nuovo al livello di metà 2021, proprio grazie alla nuova offerta di GNL. Nel frattempo i livelli di stoccaggio del gas sono saliti a livelli record, in Italia quest’anno neanche dopo gli utilizzi invernali sono diminuiti sotto il 56%, contro il 30% del 2022.
L’apprezzamento del mercato negli ultimi 3 anni
Il mercato, inteso come investitori di rischio, ha premiato la capacità di crescita e di riconversione dell’industria dell’energia, e in particolare del segmento Oil&Gas. Negli ultimi 3 anni, durante i quali i listini si sono ripresi dopo il drammatico 2020, gli indici azionari collegati al comparto energetico hanno avuto performance migliori delle media.
Lo S&P World Energy Index, che misura l’andamento del valore delle azioni di grandi e medie aziende dei Paesi sviluppati, ha visto un rendimento medio annuo del 16,44% (con prezzi in dollari). È certamente molto meglio sia di quello dello S&P Global 1200, che copre il 70% della capitalizzazione del mercato globale, che è stato del 4,54%, sia di quello del celebre S&P 500, 7,22%. Tra l’altro il sottogruppo che include quelle imprese che fanno parte proprio del S&P 500 ma sono attive nel campo dell’energia, lo S&P 500 Energy, ha fatto ancora meglio, con un rendimento annuo di ben il 22% dal settembre 2021 a oggi.
A dimostrazione della buona congiuntura anche per l’industria del gas e di quella fossile in generale c’è la crescita del prezzo delle azioni contenute nello S&P Commodity Producers Oil & Gas Exploration & Production Index, nel quale sono incluse le più grandi imprese che si occupano di esplorazione e di produzione di gas e petrolio. L’incremento è stato mediamente del 14,36% annuo mentre leggermente superiore, del 15,02% annuo, è stato il rendimento del S&P Oil & Gas Equipment & Services Select Industry Index, che comprende anche aziende che producono strumentazione e svolgono servizi per questa industria.
Il fatto che anche l’Oil&Gas, e in particolare l’industria del gas, sappia cambiare per crescere in un mondo in mutamento rappresenta un motivo di attrazione per quegli investitori che hanno come target mercati solidi, aziende grandi e affermate, ma allo stesso tempo capaci di reagire e approfittare dei cigni neri che, quando meno te l’aspetti, spuntano all’orizzonte.
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