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Le variabili del 2024: tassi e geopolitica in cima alla lista

Data pubblicazione: 17 gennaio 2024

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IN BREVE

  • Nonostante le previsioni cupe, nel 2023 i mercati azionari hanno sorpreso con rialzi consistenti e la temuta recessione non è arrivata.
  • La politica monetaria condizionerà pesantemente il 2024, le banche centrali sembrano pronte a tagliare i tassi, ma non c’è certezza sulle tempistiche.
  • L’altro grande driver dell’anno sarà la geopolitica, non solo per i conflitti in Ucraina e a Gaza, ma anche per i rapporti tra Usa e Cina e per le tante elezioni in programma.


Iniziamo il 2024 dopo aver chiuso un 2023 che ha scompaginato, in positivo, tutte le previsioni, economiche e finanziarie. In particolare, i mercati finanziari hanno chiuso con l’indice MSCI world delle Borse mondiali a +17,6% (valuta euro) e il Nasdaq Composite a +38,6%.

Un quadro di sorprese positive in cui spicca il Ftse Mib di Piazza Affari, che ha chiuso con un rialzo del +28%, miglior indice tra le Borse europee nel 2023. Le performance dello scorso anno sono state in netta controtendenza rispetto alle previsioni di fine 2022, che delineavano una recessione sensibile, un’inflazione persistente e un ciclo di tassi in ulteriore rialzo. In realtà la temuta recessione non è arrivata, l’inflazione è scesa e il rialzo dei tassi di interesse è stato messo in pausa sia dalla Federal Reserve che dalla Banca centrale europea.

Rally di fine anno

Un contesto piuttosto favorevole che ha propiziato il rally di fine anno, quando i mercati hanno cominciato a scommettere sulla possibilità di un taglio dei tassi da parte delle banche centrali, proprio alla luce di prezzi al consumo in forte contrazione. L’ipotesi di inversione della politica monetaria ha ricevuto un assist dal presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, che ha segnalato che i tassi di interesse hanno raggiunto il picco: le ultime proiezioni della banca centrale statunitense (i cosiddetti dot plot) prevedono infatti tre tagli della politica monetaria nel 2024. Successivamente Powell ha corretto il tiro facendo capire che molto dipenderà dai dati macroeconomici a cominciare dall’inflazione e da quelli del mercato del lavoro, ma la sensazione è che per i primi tagli sia solo questione di tempo.


I due grandi ‘driver’ del 2024 per i mercati finanziari

Guardando al 2024, sono due i grandi ‘driver’ che influenzeranno l’andamento dei mercati finanziari. Il primo è, inevitabilmente, il tema dei tassi di interesse delle banche centrali. Il secondo riguarda la sfera politica e ‘geopolitica’. La speranza, relativamente al primo ‘driver’, è che l’avvio dei tagli avvenga già nel primo trimestre. In ogni caso, a questo punto, sembra che il vero dubbio non sia tanto sui tagli (che ci saranno) quanto piuttosto se si materializzeranno prima o dopo nel corso di quest’anno, sulla scia dei dati inflattivi ed economici.


Le opinioni divergono…

A questo proposito, i pareri delle grandi case d’investimento differiscono. Per esempio, secondo gli esperti di BlackRock le oscillazioni di mercato sull’onda di una narrativa macroeconomica mutevole non indicano un punto d’arrivo in quanto non stiamo attraversando un ciclo economico ‘classico’ e gli andamenti dipendono dall’evoluzione dello scenario. Un contesto che porta i manager di PGIM Investments a ritenere contenute le probabilità di recessione negli Stati Uniti, con la Federal Reserve che avrà difficoltà a portare l'inflazione al 2% e che, di conseguenza, potrebbe essere costretta a non tagliare i tassi nel 2024. Piuttosto prudenti anche le previsioni di J.P.Morgan. È vero che le banche centrali si sono messe in pausa nel loro ciclo di rialzo dei tassi e che, finora, le economie hanno mostrato resilienza con l’inflazione in calo. Tuttavia, secondo J.P. Morgan AM, il rischio di recessione è ritardato piuttosto che diminuito.

Guardando alle banche centrali, secondo Invesco, difficilmente la Bce procederà a un taglio dei tassi di interesse prima della Federal Reserve. La prima mossa della banca centrale americana potrebbe arrivare già a maggio, tenendo in considerazione che da settembre in poi, in vista delle elezioni presidenziali, i meeting Fed saranno blindati.
Goldman Sachs, dal canto suo, è invece convinta che il crollo dell’inflazione in Italia e la diminuzione nell’eurozona della corsa dei prezzi, potrebbe comportare un allentamento della stretta monetaria prima del previsto. Probabilmente, suppongono, il primo taglio da parte della Bce avverrà nel secondo trimestre del 2024.
Resta il fatto che, come sottolinea Fidelity International, il conflitto tra Israele e Hamas complica il lavoro delle banche centrali e aumenta il rischio recessione.


I fattori politici e geopolitici

Quest’ultima considerazione introduce il secondo tema cruciale dei mercati per il 2024: quello politico e geopolitico. Da una parte ci sono le elezioni, con metà della popolazione mondiale chiamata a votare: considerando elezioni nazionali, comunitarie e locali si stima che le urne saranno aperte in 76 paesi, pari al 51% della popolazione mondiale. Tra gli appuntamenti elettorali più importanti, ci sono senz’altro le presidenziali del 5 novembre negli Stati Uniti che, ancora una volta, possono cambiare il mondo con la possibile sfida tra Trump e Biden.

Ucraina, medioriente, Taiwan e… AI

Il tutto mentre persistono tensioni geopolitiche di cui è corretto tener conto, pur senza dimenticare che ogni epoca è stata segnata da conflitti e complicazioni diplomatiche.
Alla situazione ucraina negli ultimi mesi si è sommata quella israelo-palestinese, che minaccia un’escalation del conflitto in una delle aree più critiche del mondo. Ciò comporta la necessità di alzare il livello di attenzione relativa al commercio internazionale, come dimostra la recente crisi del Mar Rosso.
Ma ancor di più risultano cruciali le tensioni tra Washington e Pechino.
La Cina evidenzia segnali di crescita economica debole e inferiore alle attese, ma continua a lanciare messaggi aggressivi su Taiwan. Gli Stati Uniti, dal canto loro, non possono lasciare in mano ai ‘rivali’ l'isola, che rimane uno dei primi fornitori di microchip al mondo.
In ottica di supremazia tecnologica, con la corsa dell’intelligenza artificiale i cui sviluppi si giocheranno sullo scacchiere dei semiconduttori di nuova generazione, controllare Taiwan significa disporre di un indubbio vantaggio competitivo.
E proprio l’AI -che merita un capitolo a parte- sarà un tema ineludibile, in ogni ambito e quindi anche in finanza.

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