Vai al contenuto principale
Logo Fineco Bank

Panorama IA: il punto sugli investimenti

Data pubblicazione: 03 ottobre 2024

Autore:

TrueNumbers.it per Fineco Bank
Rappresentazione visiva dell'articolo: Panorama IA: il punto sugli investimenti
  • L’intelligenza artificiale ormai fa parte della vita delle persone
  • Per le aziende si tratta di un possibile aumento della produttività mai visto prima
  • La crescita del settore si basa sui progetti di investimento dei colossi tech: eccoli




La regola dell'AI: investire su chi investe

Le società che puntano di più su questa tecnologia sono destinate alla crescita. Ecco quali sono



Grafico che mostra la quota di investimenti sull'AI divisa per settori

Una innovazione è rivoluzionaria quando cambia la quotidianità delle persone. È successo con internet e accade ora con l’intelligenza artificiale (AI). Una prova? Per raggiungere un milione di utenti a Chat GPT sono bastati cinque giorni dal lancio (novembre 2022); a Instagram sono serviti 2 mesi e mezzo. La stessa accelerazione riguarda le imprese: se in 5 anni, tra il 2019 e il 2023, la quota delle imprese che ha adottato soluzioni di AI è rimasta ferma poco sopra il 50%, in uno solo, il 2024, è arrivata al 72%. Idem per l’AI generativa (quella che può generare testo, immagini, video, musica): nel 2023 è stata utilizzata solo dal 33% delle aziende, nel 2024 dal 65%.


Non solo hi-tech


Nelle imprese la diffusione dell’AI è sia verticale che orizzontale: riguarda, cioè, sia le funzioni aziendali, per esempio contabilità o controllo di gestione, che diverse industry. Secondo McKinsey nel primo caso la percentuale di implementazione in più di una funzione è salita tra 2023 e 2024 dal 30% al 50% (il 27% l’ha implementata in tre o più), mentre nel secondo caso gli investimenti nell’AI quest’anno hanno riguardato non solo le aziende tecnologiche (il 59% delle società spende più del 5% del proprio budget in AI), ma, come si vede nel grafico, anche quelle finanziarie (42%) e farmaceutiche (41%).


Tuttavia a rendere l’intelligenza artificiale the next big thing è stato l’allargamento della sua adozione ad ambiti molto differenti da quelli classici, per esempio a quello personale. Sempre per McKinsey la quota di lavoratori che usa l’AI regolarmente sia in ufficio che a casa è passata in un solo anno, tra 2023 e 2024, dal 38% al 55%. E secondo Pew Research la crescita non ha riguardato solo i colletti bianchi, ma anche (e soprattutto) le persone comuni: in appena 8 mesi gli utenti di ChatGPT in Usa sono saliti dal 18% al 23% e tra gli under 30 dal 33% al 43%.


Investimenti globali cresciuti di 13 volte in 10 anni


A una diffusione così capillare della tecnologia corrisponde un analogo, anzi, maggiore aumento degli investimenti da parte delle imprese. Tra il 2013 e il 2023 quelli del settore privato sono cresciuti a livello globale di 13 volte, da 14,57 a 189,16 miliardi di dollari (dollari costanti 2021, fonte: Stanford University), ma il picco è stato toccato nel 2021, anno in cui sono affluiti 337,4 miliardi. Vuol dire che c’è stata una riduzione successiva, che è stata causata, però, non da un diminuito interesse per l’AI, ma dal calo delle risorse immesse per le fusioni e le acquisizioni di aziende e per le IPO (offerte pubbliche iniziali).


Gli investimenti privati veri e propri sono infatti diminuiti meno tra 2021 e 2023 e, anzi, l’anno scorso la riduzione è stata provocata solo dalla Cina dove sono scesi del -44,2% (anche a causa del minore interesse degli investitori americani), mentre in Usa sono tornati a crescere del 22,1% e, come vedremo in seguito, continueranno a farlo. Gli Stati Uniti, del resto, sono di gran lunga il principale mercato dell’AI, qui si sono concentrati nel 2023 67,22 dei 95,99 miliardi di dollari investiti in tutto il mondo (escludendo M&A e IPO). A trainare l’aumento è stato il boom dei fondi messi a disposizione dei progetti legati all’AI generativa, cresciuti l’anno scorso di quasi nove volte e arrivati a livello globale a 25,22 miliardi. È questa che sta guidando la nuova ondata di interesse degli investitori e delle imprese e probabilmente a buona ragione, perché l’AI… funziona.


Maggiore produttività, non solo per il settore IT


Secondo una recente ricerca di EY, che ha coinvolto 500 dirigenti di grandi aziende americane, i vantaggi crescono all’aumentare della quota di budget investita in progetti di intelligenza artificiale. Coloro che hanno allocato più del 5% delle risorse a propria disposizione avevano visto risultati migliori di quanti avevano speso meno del 5%. Tra i primi ad avere visto un incremento della produttività del lavoro dei dipendenti è stato il 76%, tra i secondi il 62%. Non solo: quanti hanno investito più del 5% in AI hanno riscontrato ritorni positivi nell’innovazione di prodotto il 71% delle volte, quelli che si sono limitati a meno del 5%, invece, nel 55% dei casi.


Studi più accademici hanno confermato impatti notevoli sulla produttività di comparti molto diversi tra loro e non solo nell’hi-tech. Un paper del MIT su ChatGPT ha mostrato come questo possa ridurre del 40% le tempistiche del lavoro e aumentare del 18% la qualità di quello dei professionisti dei servizi, per esempio nel campo dell’Hr, della consulenza, dell’analisi di dati, del marketing. Per il NBER (National Bureau of Economic Research) l’uso di strumenti di AI generativa produce una crescita del 14% della velocità degli addetti al customer care, che sale al 34% per quelli appena assunti e con meno competenze.


I rischi e le sfide per gli investitori


È quindi un settore nel quale investire? La risposta non può non essere articolata. Uno dei rischi, per esempio, è quello di allocare risorse in un settore ancora per certi versi acerbo, dimostrato anche dall’enorme quantità di startup che si affacciano sul mercato: nel solo 2023 sono state 1.812, il 40,6% in più che nel 2022. Quante avranno successo e genereranno ritorni? E quante sono destinate a fallire?


Occorre selezionare affidandosi ai grandi player con solidi risultati alle spalle e, soprattutto, che stanno trasformando questi utili in enormi investimenti futuri. Prima degli alti e bassi estivi, per esempio, Nvidia è stata responsabile da sola di un terzo della crescita del S&P 500 nel primo semestre del 2024 e gli ultimi dati di bilancio hanno confermato o superato le aspettative, con più di 30 miliardi di dollari di fatturato nel secondo trimestre (+122% sullo stesso periodo del 2023) e 16,59 miliardi di utile (+168%). Per quanto riguarda il futuro le stime della stessa Nvidia mostrano che i ricavi dei loro Data Center, che offrono servizi AI, dovrebbero decollare fino a superare i 25 miliardi di dollari tra meno di un anno, contro i meno di 5 del primo trimestre 2024.


I protagonisti dell’AI mondiale


Anche altri attori del settore non stanno a guardare. Microsoft punta a investire molto più degli anni passati, arrivando a 52,6 miliardi nel 2024 e 69 nel 2025, contro i 31,9 del 2023. Molti dei nuovi progetti riguardano proprio l’AI e del resto Microsoft detiene il 49% di OpenAi, creatrice di ChatGPT, la startup con la più alta valutazione al mondo. Oggi, in occasione del lancio di un nuovo round di finanziamento è stata valutata 150 miliardi di dollari, 44 in più rispetto all’inizio dell’anno e si appresta a ricevere nuovi investimenti dopo gli 11,3 miliardi incassati nella propria breve storia.


Ma anche i principali concorrenti crescono, tutti appoggiati da colossi. Google Gemini, il maggiore rivale di ChatGPT, beneficerà dell’incremento degli investimenti di Alphabet, che nel complesso passeranno dai 32,2 miliardi del 2023 ai 52,2 del 2025. LLaMa, di Meta, invece, sarà finanziato dall’incremento della spesa in conto capitale della corporation, che salirà l’anno prossimo a 42,5 miliardi, 15,3 in più che nel 2023.


Ma non sarà una bolla come quella delle dot com nel 2000? Certo, secondo un’analisi di Jp Morgan tra l’inizio del 2023 e il marzo 2024 le azioni legate all’intelligenza artificiale hanno avuto performance del 30% migliori di quelle dei principali indici americani e globali. Ma ai tempi di quella bolla il Nasdaq 100, l’indice delle maggiori 100 imprese non finanziarie, aveva visto una crescita del 1000% in soli 5 anni (1995-2000), mentre negli ultimi cinque è salito meno, del 148,2%. Ma soprattutto il rapporto tra il prezzo dell’azione e gli utili previsti (forward P/E ratio) di quelle che 24 anni fa erano le imprese protagoniste del boom Hi-tech, Microsoft, Cisco, Intel, Lucent e IBM, era di 59, mentre nella primavera 2024 quello di Microsoft, Nvidia, Amazon, Meta e Alphabet era di 34.


Selezionare non vuol dire affidarsi solo ai colossi, ma anche individuare quelle aziende che beneficeranno della diffusione di questa tecnologia. Un esempio? Quelle coinvolte nel necessario upskilling della forza lavoro, dato che trovare esperti di AI è molto più difficile che cercare un idraulico la domenica pomeriggio.


Bisogno di una consulenza?

Questo articolo ti è piaciuto?

Disclaimer

Messaggio pubblicitario con finalità promozionale. I contenuti degli articoli pubblicati sul presente sito sono redatti da Financialounge.com, dal content team di Wealthype.ai o TrueNumbers.it. Fineco non si assume alcuna responsabilità in merito alla correttezza, completezza e veridicità delle informazioni fornite. Il contenuto degli articoli pubblicati sul sito Fineco non rappresenta in alcun modo una ricerca in materia di investimenti, né un servizio di consulenza in materia di investimenti nè attivita' di offerta al pubblico di strumenti finanziari. Eventuali decisioni che ne conseguono sono da ritenersi assunte dal cliente in piena autonomia ed a proprio rischio. Fineco declina ogni responsabilità circa eventuali danni lamentati in conseguenza delle decisioni di investimento assunte.

Paolo Villani

Private Banker
Ufficio

Via Paggi 15
13100, Vercelli

Telefono

Mostra numero di telefono

Email

Mostra e-mail

Informative

COPYRIGHT © 2025

  • All Rights Reserved
  • Fineco Bank S.p.A.
Disclaimer

Le informazioni contenute nel presente sito internet sono curate da Paolo Villani e non costituiscono in alcun modo raccomandazioni personalizzate rispetto alle caratteristiche del singolo lettore e potrebbero non essere adeguate rispetto alle sue conoscenze, alle sue esperienze, alla sua situazione finanziaria ed ai suoi obiettivi di investimento. Le informazioni contenute nel presente sito internet sono da intendersi a scopo puramente informativo. Trattasi di informazione standardizzata rivolta al pubblico indistinto (cfr. art 69, comma 1, punto c, Regolamento Emittenti Consob e considerando n.79 della direttiva Mifid 2006/73/CE), con lo scopo di offrire un supporto informativo e decisionale ai propri lettori e ai clienti mediante l’elaborazione di un flusso informativo di testi, dati, notizie, ricerche e analisi attraverso le varie pubblicazioni. FinecoBank S.p.A. non si assume alcuna responsabilità in merito alla correttezza, alla completezza e alla veridicità delle informazioni fornite.