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FED e BCE, politiche monetarie a confronto

Data pubblicazione: 24 settembre 2024

Autore:

Wealthype.ai per Fineco Bank
Rappresentazione visiva dell'articolo: FED e BCE, politiche monetarie a confronto
  • Come largamente atteso, a metà settembre sono arrivati i tagli della BCE e della Fed.
  • Canonica la BCE, con una revisione tradizionale da 25 punti base, più aggressiva la Fed: -50 pb.
  • Seguiranno altri ribassi? La BCE non si sbilancia, ma la Fed parla chiaro: evitare una frenata eccessiva dell’occupazione.


Tassi di interesse in calo nell’area euro

Nella riunione di settembre, la BCE ha varato il nuovo, e atteso, taglio

Istogramma che mostra il calo dei tassi di interesse

Fonte: Banca Centrale Europea

 

È andata: le tanto attese riunioni di settembre della Banca Centrale Europea e della Federal Reserve si sono concluse e, come già largamente pronosticato, i tassi calano al di qua e al di là dell’Atlantico. E di là dell’oceano, calano di ben 50 punti base. Quali sono, ora, gli scenari di qui a fine anno? I tassi scenderanno ancora? E se sì, di quanto? Prima, però, un recap delle ultime decisioni, a cominciare da quella della BCE.


Secondo taglio dei tassi per la BCE, ma la linea si conferma prudente


I recenti tagli, si sa, sono stati effettuati nell’ottica di ammorbidire la politica monetaria e abbassare il costo del credito, a tutto vantaggio di un sistema economico che nel frattempo, proprio grazie all’azione della politica monetaria, sta assistendo a un ripiegamento dell’inflazione. Nel complesso, però, la linea resta prudente: la BCE ci dice infatti che “manterrà i tassi di riferimento su livelli sufficientemente restrittivi” finché necessario a conseguire “il ritorno tempestivo dell’inflazione al suo obiettivo del 2% a medio termine”(1).


Tutto ciò premesso, giovedì 12 settembre il Consiglio direttivo ha deciso di ridurre di 25 punti base, al 3,50%, il tasso di interesse sui depositi presso la banca centrale. Non è un dettaglio: si tratta del tasso attraverso il quale il Consiglio orienta la sua politica monetaria.


I tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginali si collocano ora, rispettivamente, al 3,65% e al 3,90%, entrambi in netto calo rispetto al livello dello scorso giugno (2).


Quello di metà settembre è stato il secondo taglio del 2024, dopo la revisione di giugno. La domanda, adesso, è se ce ne sarà un terzo già nella riunione del 17 ottobre o se invece si dovrà attendere dicembre. E, con dicembre, le prossime proiezioni economiche. 


Nell’area euro, la disinflazione va avanti e si conferma sulla buona strada


Quindi come procederanno le politiche monetarie? La risposta alla domanda non è semplicissima, anche perché sul punto la Banca Centrale Europea non si è minimamente sbottonata, limitandosi a dire appunto che “per determinare livello e durata adeguati della restrizione, il Consiglio direttivo continuerà a seguire un approccio guidato dai dati, in base al quale le decisioni vengono definite di volta in volta a ogni riunione”.


Per il momento, l’unico dato certo è che la Banca Centrale Europea ha compiuto un ulteriore passo in avanti “sulla base della sua valutazione aggiornata delle prospettive di inflazione, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria”, preso atto che “i dati recenti sull’inflazione rispecchiano sostanzialmente le attese” e “le ultime proiezioni degli esperti della BCE confermano le prospettive di inflazione precedenti”. Nel complesso, le proiezioni macroeconomiche dello staff BCE sono apparse pressoché invariate.


Le prospettive dell’economia e dell’inflazione

Gli esperti della BCE confermano le precedenti proiezioni

Istogramma che mostra le prospettive su inflazione e crescita economica

Fonte: Banca Centrale Europea


Certo è che la massima autorità monetaria dell’area euro si trova alle prese con un’inflazione che appare sì in calo, ma accompagnata da una crescita economica ancora al minimo sindacale, con un +0,2% sia nell’area dell’euro sia nell’Unione Europea nel secondo trimestre del 2024 rispetto al trimestre precedente, a fronte del +0,3% del primo trimestre in entrambe le zone. Rispetto allo stesso periodo dell’anno prima, il PIL destagionalizzato è aumentato del +0,6% nell’area euro e del +0,8% nell’UE (3).


Tassi di crescita del PIL nel secondo trimestre del 2024

Variazione % rispetto al trimestre precedente, dati destagionalizzati

Tassi di crescita dell'area Euro

Fonte: Eurostat


In questo quadro, è soprattutto la Germania a impensierire. Di recente, l’Istituto IFO4 ha detto di prevedere per la locomotiva d’Europa un Prodotto Interno Lordo corretto per i prezzi stagnante per quest’anno: e “stagnante” significa crescita zero, dopo il -0,3% dell’anno passato. Nei prossimi due anni, poi, la graduale ripresa: +0,9% e +1,5%, rispettivamente. Ma le stime sono state sensibilmente riviste al ribasso rispetto alle indicazioni precedenti. Non stupisce, quindi, che i mercati pronostichino ulteriori tagli da parte della BCE, per un maggior supporto alla crescita del Vecchio Continente. E del Paese che, fino ad oggi, ne è stato considerato il motore.


Taglio aggressivo in casa Fed: tassi giù di mezzo punto percentuale


Ancor più di quello della BCE, però, i mercati attendevano il taglio della Federal Reserve. Arrivato, puntuale, nel corso della riunione del 17 e 18 settembre. Un taglio bello convinto, di mezzo punto invece del più tradizionale quarto di punto (al 4,75-5% dal 5,25%-5,50%), per prevenire un rallentamento eccessivo del mercato del lavoro. Insomma, il presidente della Fed Jerome Powell vuole fare il possibile per rendere l’economia USA a prova di recessione e mantenere l’occupazione in salute.


Le nuove proiezioni della Fed prevedono ora un ulteriore taglio di mezzo punto entro dicembre, il che implicherebbe un taglio di un quarto di punto in ciascuna delle due restanti riunioni del 2024. Per quanto riguarda il 2025, la proiezione mediana segnala quattro tagli di un quarto di punto. Ma attenzione perché Powell ha avvertito: l’era dei tassi ultra-bassi non tornerà.


Come l’hanno presa i mercati, che con tanta trepidazione aspettavano questo appuntamento? In generale, l’equity tende ad accogliere favorevolmente decisioni e annunci percepiti come espansivi (o meno restrittivi del temuto), posto che avvengano nel quadro del famoso “soft landing” (l’“atterraggio morbido”, con l’inflazione che cala in assenza di scossoni economici esagerati) e non in risposta a una frenata troppo brusca dell’economia. Ma anche in questo caso, l’andamento del mercato nei prossimi mesi e anni potrebbe non essere sfavorevole.


Non possiamo certo prevedere il futuro, ma qualche indicazione interessante ci arriva dal passato. Per esempio, un’analisi dei rendimenti dell’S&P 500 a 1, 3 e 5 anni dopo il primo taglio dei tassi da parte della Fed ci dice che, nell’arco di ben cinque decenni, le azioni sono quasi sempre salite. Anche quando la Fed ha tagliato con una recessione economica in corso o in avvicinamento.


Viaggio tra i rendimenti dopo i tagli della Federal Reserve

Rendimenti totali medi dell’S&P 500 dopo i tagli Fed dal 1970 al 2019

Istogramma del rendimento totale medio con e senza recessione

Fonte: Ritholtz Wealth Management, A Wealth of Common Sense blog


Calano i tassi: come muoversi in quest’ultimo trimestre dell’anno?


Naturalmente, niente è scolpito nella pietra. E in un contesto di questo tipo, la sola strategia possibile è la stessa di sempre: restare fedeli alla pianificazione a suo tempo effettuata, al di là dei movimenti quotidiani o settimanali dei mercati e attraverso le varie fasi economiche e monetarie, con una diversificazione che consenta di mixare adeguatamente le fonti di rischio e rendimento.



(1) https://www.ecb.europa.eu/press/pr/date/2024/html/ecb.mp240912~67cb23badb.it.html

(2) https://www.ecb.europa.eu/stats/policy_and_exchange_rates/key_ecb_interest_rates/html/index.en.html

(3) https://ec.europa.eu/eurostat/en/web/products-euro-indicators/w/2-06092024-app>

(4) https://www.ifo.de/en/facts/2024-09-05/ifo-economic-forecast-autumn-2024-german-economy-stuck-in-crisis

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